Nell'attuale realtà iperdigitalizzata non è più possibile fare pubblicità di un prodotto o servizio rivolgendosi all'intera audience in maniera indistinta. Per massimizzare la visibilità e farsi notare dalle persone giuste, è necessario mettersi in mostra con chi potrebbe davvero essere interessato alla nostra offerta. Solo così l'investimento fatto in promozione può incontrare la migliore risposta possibile e aumentare le possibilità di chiudere la vendita: è il concetto di ROI o return on investment, il ritorno sull'investimento nelle campagne di marketing.
Un'adeguata strategia di marketing digitale può andare a colpire le persone che hanno mostrato un qualche tipo di interesse verso una specifica offerta, impiegando il valido strumento del remarketing o retargeting.
Con questa definizione ci riferiamo a un tipo di pubblicità rigorosamente online finalizzata a riconnetterci con tutte quelle persone che hanno già interagito in precedenza con il nostro brand. Questa operazione può risultare molto efficace poiché concentra gli sforzi principali della campagna su un pubblico composto da persone che hanno già visitato il sito, magari sbirciato la sezione e-commerce e, dunque, già familiarizzato col marchio. È probabile che tra questi vi sia qualcuno che abbia bisogno solo di un'ultima piccola spinta prima di concludere l'acquisto.
All'atto pratico, fare remarketing significa raggiungere con un annuncio pubblicitario - quanto più personalizzato possibile, questa è la chiave del successo - gli utenti che hanno già stabilito un contatto con il brand tramite sito web o - ancor meglio - app aziendale. Le statistiche ci dicono che soltanto una percentuale irrisoria del traffico in entrata su siti di commercio elettronico si conclude con un acquisto alla prima visita. Coccolare il cliente e stabilire con lui un rapporto di fiducia, convincendolo che il nostro brand è migliore della concorrenza spietata che si trova in rete, fa davvero la differenza.
Il modo migliore per farlo è restare visibili, dunque coinvolgendo sovente coloro i quali hanno dimostrato interesse per il marchio.
Le campagne di remarketing si basano sui famigerati cookie, grazie ai quali intercettano il pubblico di riferimento. Funzionano installando sul sito uno speciale codice - o pixel - il quale tiene traccia del passaggio degli utenti ed è in grado di rilasciare al browser un cookie in forma totalmente anonima. Grazie a questo tracciamento è possibile pubblicare annunci personalizzati che verranno visualizzati come inserzioni da tutti coloro che visitano il sito.
Tra le possibilità offerte dal cookie c'è il cosiddetto remarketing dinamico che permette di riproporre al visitatore un'inserzione pubblicitaria che gli ripropone il prodotto su cui si era intrattenuto senza però poi completare l'acquisto.
Come si realizzano le campagne di remarketing? La via probabilmente più semplice è quella di sfruttare la rete Google Display, dunque Google Ads, ma c'è anche una seconda strada che potrebbe rivelarsi più efficace di quella della grande G. È possibile fare remarketing anche su Facebook, mostrando gli annunci pubblicitari alle persone che hanno visitato il nostro sito mentre scrollano il feed della loro pagina FB.
I social network sono compagni fissi della nostra quotidianità, assieme a loro passiamo davvero tantissimo tempo. Numerose persone trascurano completamente l'accesso a Google, connettendosi a Facebook direttamente dall'applicazione. Per tutti questi soggetti, le inserzioni sul social sono più efficaci di quelle sulla SERP (pagina dei risultati) di Google.
Come impostare un'efficace campagna di remarketing che permetta all'inserzionista di concludere le vendite e ottenere un ritorno sul proprio investimento? Non è possibile dare delle regole fisse, poiché ogni prodotto è diverso, ogni settore differente ed è necessario fare dei tentativi, non arrendersi se la prima campagna di remarketing non riscontra grande successo.
Pur muovendo da questo antefatto, però, ci sono dei consigli che si possono dare per tentare di rendere la strategia di remarketing quanto più efficace possibile, indipendentemente da quale sia il prodotto o servizio che desideriamo pubblicizzare.
Dobbiamo sempre cominciare dalla corretta individuazione del nostro target. Non basta infatti sapere se l'utente abbia visitato il nostro sito: occorre distinguere tra chi ha visualizzato i dettagli del prodotto senza acquistare, chi ha riempito il proprio carrello senza saldarlo e chi invece ha ormai concluso il suo processo di acquisto. Per ognuna di queste tipologie di utenti possiamo sviluppare una differente strategia di remarketing, ad esempio proporre uno sconto a chi abbia riempito il carrello o proporre articoli similari a quelli acquistati a chi invece ha terminato il processo.
Fatto questo primo importante passo, dobbiamo accertarci di avere una landing page - la pagina di atterraggio cui si accede dopo aver cliccato sull'inserzione - accattivante e, soprattutto, facile da usare. L'occhio vuole la sua parte ma lo stesso vale per la semplicità di utilizzo.
Terzo - e ultimo - punto: non interrompiamo il remarketing post conversione. Una volta che il sistema si è dimostrato efficace, non dobbiamo staccargli la spina. Dobbiamo però evolvere la nostra metodologia.
Continuare a bombardare senza sosta chiunque ha effettuato un acquisto sul sito sarebbe controproducente, si corre il rischio di annoiarlo e quindi perderlo. D'altra parte abbandonarlo non è la giusta strategia. È consigliabile ridurre la frequenza delle inserzioni, o anche interromperle per un periodo - accertandosi di riuscire poi a riattivarle - in modo da non diventare ridondanti. Non dimentichiamo però che il cliente che acquista diventa parte di un nuovo segmento del nostro target e non va mai abbandonato, in quanto potrebbe acquistare nuovamente in futuro.
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