English Word Porn. Inglesismi: gli eccessi da evitare in comunicazione
Noi Comunicatori abbiamo un problema. Nato come un vezzo, alimentato come un vizio, adesso pare un'epidemia: parlo dell'abuso degli inglesismi. Quando ideiamo una presentazione per un cliente, ad esempio, sul rebranding della sua Azienda, abbiamo la tendenza a utilizzare un numero abbastanza elevato di inglesismi (e non a caso ho scritto rebranding e non rifacimento dell'identità del marchio!).
Molti sono gli argomenti nei quali gli inglesismi semplificano la vita: attività di rebranding, restyling, azioni di marketing, e così via.
Ma l'abuso, come in tutte le cose, può generare anche confusione e destabilizzare i nostri interlocutori.
Quello che noi Comunicatori dobbiamo essere in grado di fare, perciò, è "calibrare" bene gli inglesismi all'interno delle nostre presentazioni, e del nostro usuale modo di parlare, ergo di comunicare.
Tra di noi - gentaglia da agenzia - viene abbastanza facile capirci. Ma immaginate una scena di questo tipo: siamo da un cliente di 65 anni, che ha fondato 40 anni fa un'azienda, abituato ancora a un tipo di comunicazione tradizionale, che non ha ancora ben chiara l'utilità di una strategia omni-channel (ancora!).
Dobbiamo presentare al cliente una proposta che gli faccia capire quanto è importante invece che lui decida di partire con un tipo di comunicazione digitale, aprendo i canali social e rendendo responsive (e sono tre!) il suo sito web.
La scena sarà la seguente:
"Signor Mario Rossi, grazie per averci offerto l'opportunità di presentarle la nostra strategy. Il nostro goal come agency è quello di dare una new proposition per il business delle aziende. Nella prima wave partiremo dal total rebranding. Seguiranno azioni di lead generation per generare engagement con paid campaign e ADV sui social network. Il web site deve essere full responsive e inline con le nuove regole di UI UX design. Procederemo poi alla creazione di un blog con contenuti scritti secondo l'inbound methodology che ci consentiranno di analizzare la customer journey dei nostri users".
Ecco, dopo soli 3 minuti di speech (è un vizio questo...) se il nostro cliente ha poca pazienza e poco tempo da perdere, si sarà già alzato per indicarci cortesemente l'uscita.
Il vero valore delle nostre presentazioni, del nostro modo di approcciare al cliente, della nostra capacità di dare una soluzione a un problema che il cliente non sa risolvere da solo, non sta nel modo in cui diciamo le cose - perché l'inglese fa figo, eh - ma sta in quello che diciamo.
Vediamo come cambia la percezione?
"Signor Mario Rossi, grazie per averci offerto l'opportunità di presentarle la strategia che abbiamo pensato appositamente per la sua azienda. Il nostro obiettivo, come sua agenzia di comunicazione, è quello di presentare una proposta a supporto della crescita del suo business. In una prima fase ci concentreremo sul rebranding, ovvero sul dare un volto completamente nuovo alla sua azienda. Seguiranno azioni di lead generation, per coinvolgere i possibili clienti che ancora non ci conoscono. Tutto questo sarà possibile grazie a delle campagne a pagamento e ADV sui nostri canali social. Il sito web dell'azienda deve essere svecchiato, reso fruibile da tutti i dispositivi - smartphone, tablet e desktop - e deve rispettare le nuove regole di UI UX design, ovvero di esperienza di navigazione da parte dell'utente. La creazione di un blog poi è fondamentale, perché grazie a contenuti di valore scritti secondo la metodologia inbound, andremo ad analizzare, attraverso sistemi di tracciamento, il comportamento degli utenti, estrapolando quante più informazioni possibili.".
Ora, dire che sarà tutto perfettamente chiaro per il nostro cliente è un'esagerazione, ma di sicuro nella seconda "prova" di comunicazione ha percepito da parte nostra sicurezza, affidabilità, competenza e soprattutto dedizione al lavoro.
E perché no, anche empatia verso il suo problema.
La necessità di risolvere il problema del cliente deve diventare la nostra necessità, non di business e quindi di guadagno economico, bensì di conferma della nostra deontologia professionale. Noi ci teniamo ai nostri clienti, ma non sarà la nostra capacità di pronuncia dell'inglese e farglielo capire.
Chiudiamo con un piccolo omaggio al team di Educazione Cinica che sul loro canale YouTube tratta l'argomento "inglesismi vari" in modo esilarante... Enjoy it!